venerdì 22 aprile 2011

Gli elfi sono sono simboli degli elementi della natura.
Sono legati al fuoco, all'acqua, al vento, alla terra e a tutte le manifestazioni atmosferiche in generale.
Sono descritti come alti e magri ma forti e velocissimi, volto pulito, sereno, orecchie leggermente a punta. Posseggono una grande vista e un udito molto sensibile. Non hanno barba, hanno capelli perlopiù biondi e occhi chiari che si dice penetrino la persona fino a conoscerne i pensieri, si dice che siano dotati di telepatia.
Hanno voce splendida e chiara. Sono intelligenti ed armoniosi, con grande rispetto per i quattro elementi e per la natura. Magia
Talvolta alcuni possono essere capricciosi e talvolta benevoli con l'uomo che li rispetta, possono donare oggetti magici a coloro che sono puri di cuore e spirito e che desiderano aiutare. Sanno forgiare spade e metalli, fino alla conoscenza della magia.
Le loro compagne, al contrario, sono esseri graziosi. In origine pare che gli elfi siano stati concepiti come anime di defunti, poi furono venerati anche come potenze che favorivano la fecondità.
Abitano principalmente sugli alberi o in alcune foreste nascoste. Non danneggiano mai e in nessun modo la natura perché per loro è parte basica della loro vita ed esistenza. La considerazione che nutrono per la natura, concepita come una entità, un gran spirito eterico, madre di tutti gli esseri.
Essi riescono a camminare senza lasciare tracce, immuni alle malattie, resistono alle temperature estreme. Gli elfi hanno vita lunga invecchiando senza che la loro bellezza venga intaccata dal tempo. Si dice che siano immortali tranne quando si è in guerra.
Molteplici sono le leggende legate a questa figura mitologica, alcune delle quali parlano delle cattiverie che essi compiono nei confronti degli uomini e dei rapimenti dei bambini umani. 
Gli elfi hanno una forte gerarchia, al capo della quale stanno le regine e i re delle colline delle fate, riconoscibili perché spesso ricoperti da un fresco manto di biancospini.
"  La tua virtù mi rassicura: non è mai notte quando vedo il tuo volto; perciò ora a me non sembra che sia notte, né che il bosco sia spopolato e solitario, perché tu per me sei il mondo intero; chi potrà dunque dire che io sono sola se il mondo è qui a guardarmi?"

Sogno di una notte di mezza estate -William Shakespeare

lunedì 11 aprile 2011

Dove si trova il regno delle Fate? A volte appena sopra l'orizzonte, a volte sotto i nostri piedi. In ogni paese del mondo c'è un regno delle Fate; quindi ci sono Fate italiane, Fate americane, Fate francesi, Fate russe, Fate inglesi etc.etc.
In ogni paese del mondo c'è un regno. Nel Galles pensano che il regno delle Fate si trovi in un'isola, nel canale di San Giorgio, al largo della costa del Pembrokeshire.
Gli Irlandesi chiamarono Hy Breasail l'isola fantasma che, secondo loro, si trovava ad ovest e che secondo loro accoglieva il regno delle Fate.
Mentre per i britannici l'isola fantastica è l'isola di Man.
Ma la più famosa delle isole magiche è senz'altro l'isola di Avalon. Il leggendario Re Artù si dice vi sia stato incoronato e che in seguito, ferito a morte, vi sia stato portato per essere curato da quattro Regine delle Fate, e che il suo corpo immerso in un magico sonno sia nascosto nel cuore di una collina dell'isola.
Il Regno delle fate può svelarsi all'improvviso in qualsiasi luogo, luminoso e scintillante, e sparire con la stessa rapidità.
Terrapieni, forti e colli antichi sono le altre dimore tradizionali delle Fate, e a riprova di ciò, la parola gaelica che indica le Fate è Sidhe, che significa popolo delle colline.
Le pareti delle caverne scelte dalle Fate per dimora, trasudano gocce dorate. 
Ogni collina ha il suo Re e la sua Regina; di solito, però, sono legati da un vincolo di fedeltà a un Gran Re, dei quali il più conosciuto, l' "Oberon " dei poemi cavallereschi medievali, deve la sua bassa statura ad una maledizione che gli fu lanciata durante il battesimo.
Le isole non sono tutte uguali, alcune galleggiano sull'acqua, altre sono appena sotto la superficie e spuntano solo di notte, oppure una sola volta ogni sette anni. 
O ancora, parecchi metri sotto l'acqua, ma solo in apparenza, la zona dove sorge l'isola è completamente asciutta, ma circondata da un muro d'acqua a mò di scogliera.
Al largo della costa del Galles, si dice che a volte si possano scorgere i " Verdi Prati dell'Incanto ", una terra che si intravede appena sotto la superficie del mare, ricoperta di alberi e fiori ed erba, fra gli steli e i fili nuotano i pesci.
Molti laghi del Galles proteggono dal mondo esterno le dimore delle fate, nascondendole alla vista degli esseri umani.
Oppure, come nel caso della Dama del Lago, la superficie d'acqua è solo un'illusione creata per proteggere da occhi estranei l'ingresso della propria dimora. 
In sostanza esistono numerose storie di fate, e che siano storie vere o storie inventate poco importa, perchè l'importante e che le loro storie di incanto e magia ci aiutano a sognarle...
"Non dimenticarmi
Io esisto non solo nei tuoi sogni
Non abbandonarmi
La speranza ti porterà da me"
 

sabato 9 aprile 2011

Leggende di fate

C'era una volta, in un bosco fatato, una tenera viola mammola che emanava un intenso profumo.
 
Dentro la viola, fra i suoi morbidi petali, abitava una fatina molto piccola.
La fatina era fuggita dal suo popolo e si era nascosta in quella violetta, perché tutte le altre fate la schernivano malignamente a causa delle sue piccole dimensioni e dei suoi scarsi poteri magici.

Infatti, non sapeva compiere grandi magie, sapeva soltanto cantare splendide canzoni, con voce tanto melodiosa che anche gli usignoli del bosco tacevano per ascoltarla.
Allora, nascosta nel calice del fiore, la fatina intonava ogni sera le sue soavi canzoni e, dal cuore della violetta,
uscivano dolcissime melodie che viaggiavano nel vento, sulla scia del profumo del fiore.
Il vento del bosco annusò quel profumo che portava con sé e s'innamorò della violetta.
Un folletto che passeggiava nel bosco ascoltò le bellissime canzoni della fatina e s'innamorò anch'egli della violetta, pensando però che fosse il fiore a cantare.
La timida fatina nascosta fra i petali del fiore sbirciava la vita segreta del bosco e una sera, alla luce della luna, scorse il folletto vicino alla viola: guardava il fiore con occhi innamorati, aspettando che cominciasse a cantare.
La fatina osservava di nascosto il folletto e le sembrava strano e bello con i suoi colorati indumenti: il copricapo rosso con i campanellini, gli attillati calzoni neri, la cintura dorata e le bizzarre scarpe a punta.
S'innamorò subito di lui, ma pensò che il folletto non l'avrebbe mai voluta, così piccola e insignificante com'era e che l'avrebbe derisa come facevano gli altri esseri fatati del bosco, se l'avesse vista.
Allora intonò un canto d'amore molto triste che commosse profondamente il folletto.

Passò il vento, sfiorò amorosamente il fiore che tanto amava per il suo profumo e si rattristò: la violetta presto sarebbe sfiorita, il suo profumo sarebbe svanito.
Allora il vento decise cosa fare: avrebbe soffiato più impetuoso, avrebbe strappato dal calice i petali profumati, prima che si seccassero, e li avrebbe portati via con sé per avere il loro profumo per sempre.
Il vento soffiò forte, i petali della violetta volarono via tutti; la fatina restò priva del suo rifugio e, piangendo spaventata, cadde giù dal calice e rotolò nell'erba, ai piedi del folletto.


Si aggrappò allo stelo del fiore, cercando di nascondersi per la vergogna e sbattendo le sue ali d'oro nella speranza di poter volar via, ma le sue ali erano troppo piccole e non ci riuscì.
Il folletto si chinò sulla fatina piangente e riconobbe perfino nei suoi singhiozzi la soave voce di cui si era innamorato, pur credendo fino a quel momento che appartenesse a un fiore.

"Ma allora eri tu a cantare!", le disse gentilmente, prendendole la manina per aiutarla a rialzarsi.
"Sì, ero io. Ora tu sarai molto deluso."
"Non sono affatto deluso. Credevo stupidamente di essermi innamorato della violetta, non sapendo che fra i suoi petali ti nascondevi tu. Sei la fatina più dolce di tutto il bosco e, ora che ti ho trovato, non ti lascerò mai più. Vuoi essere mia per sempre?"
"Sì", rispose la fatina, tutta rossa in viso per l'emozione.
"Ma non t'importa che io sia tanto piccola?"
"Per me non sei piccola", le rispose teneramente il folletto.
"Sei la mia gioia più grande." E la baciò.
C'erano una volta, e forse ci sono ancora, una fatina e un folletto innamorati.
Lei era davvero molto più piccola di lui, non arrivava nemmeno alla sua cintura d'oro, ma lui non se ne accorgeva neppure.
Il bosco preparò una grande festa per le loro nozze.
Gli uccellini portarono gli inviti a tutti.
I grilli tirarono fuori i violini per accompagnare il canto gioioso delle cicale.
Le farfalle fecero un'allegra girandola di brillanti colori.
Le lumache striarono d'argento il cammino degli sposi.
I ragni ordirono finissime tele lucenti tra i rami degli alberi.
Il vento innamorato soffiava dolcemente col suo profumo di viola.
Le fate del bosco erano molto invidiose di tutto questo.

Dopo il fastoso matrimonio celebrato sotto un salice da un vecchio gufo, gli sposi felici partirono su una splendida berlina dorata, dono del re degli elfi, verso un paese lontano e sconosciuto dove non c'era invidia, né malevolenza, e le differenze non contavano nulla
Astfelia
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